Fraternità sacerdotale, uniti nella preghiera.
Cos’è la fraternità? Cos’è il roveto ardente? Domande più che legittime per coloro che da poco o magari per la prima volta si avvicinano al Rinnovamento nello Spirito Santo. Ma è ancor più espressivo l’apprendere, attraverso questa opportunità cosa significhi il nostro ministero sacerdotale. Fraternità, il Roveto ardente, lo stesso nostro ministero sacerdotale è Preghiera. Una preghiera che nasce dal desiderio.
È un desiderio, è una richiesta di condividere con chi come te ha ricevuto questa grazia, questo dono. La curiosità e il desiderio di un bambino, simile a quella di quel discepolo che osservando Gesù mentre pregava chiese innocentemente “Insegnaci a pregare!”.
Quel discepolo non conosceva cosa fosse realmente successo tra Gesù e il Padre in quel tempo di preghiera, ma attratto da ciò voleva parteciparvi, condividere un’esperienza unica.
La nostra preghiera a Villa Imelda (Idice di S. Lazzaro – Bologna), è iniziata con questo umile desiderio: simile a quello di un bimbo in braccio a sua madre, come quello di un discepolo affascinato “dal silenzio” orante del Maestro.
Pregare anche per noi preti non è certo un compito facile, soprattutto quando intendiamo dedicare parecchio tempo alla preghiera, sperimentiamo forti resistenze, sensi di noia.
Ma come abbiamo sperimentato in questa fredda mattinata d’inverno, la preghiera non è mai come ce l’aspettiamo. Un po’ perché smaschera le nostre razionalizzazioni, spezza le nostre difese, ci fa vedere noi stessi come realmente siamo, e questo può essere anche doloroso. Nella preghiera nel “nostro” roveto ardente, abbiamo trovato la nostra vita, le sue contraddizioni, le grandezze e le tante miserie.
Si è sperimentato che nell’umile gesto della preghiera si deve avere coraggio! Coraggio di incontrare intimamente Dio ascoltarne silenziosamente la voce che chiama a fare qualcosa, a riflettere su qualcosa che potrebbe non piacere.
Nell’esperienza della fraternità abbiamo osato chiedere. Gli Atti degli Apostoli ci hanno tramandato una parola di Gesù: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. La gioia consiste in quello che diamo agli altri, e non in quello che riceviamo, questo penso sia il segreto della gioia che abbiamo visto stampato sulle nostre facce al termine dell’incontro della Fraternità a Bologna, una gioia che gelosamente custodiamo nel nostro cuore per condividerla con i fratelli e sorelle accanto a noi.
Una preghiera che si fa “roveto ardente”, che non ci renderà mai padroni di Dio, perché non è una magia che cerca di piegare la volontà divina alla nostra. Piuttosto un’invocazione della grazia di Dio. Grazia che c’è data dallo Spirito il quale ci permetterà di riconoscere e invocare il Signore.
Don Ermanno Caccia CO